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Documentazione
Materiale Studio Forme - Roma
 

Vetro

 

 
FUSIONE DEL VETRO
 
Fusione - Ossido riduzione - I forni

Fusione

La fusione avviene in tre fasi: il riscaldamento, la fusione vera e propria (1200°-1500°) in cui la massa vitrea è resa più fluida e omogenea. È in questa fase che si lavora la miscela, detta fritta, nelle forme desiderate. Per abbassare il punto di fusione si introducono nella fritta degli ossidi (di sodio, di potassio, di calcio, ecc.) detti anche "modificatori del reticolo" che si interpongono nella struttura, spezzando il legame tra tetraedro e tetraedro: l'ossigeno dell'ossido metallico si va a fissare su uno dei tetraedri, mentre gli atomi di sodio, di potassio si dispongono nelle cavità che si creano per l'allentamento del reticolato. Si ha perciò una massa che si fonde più facilmente, meno viscosa, più adatta alla modellazione e alla lavorazione. La terza fase detta anche ricottura, consiste in un lento processo di raffreddamento in forni adatti alla tempera, in cui l'oggetto di vetro acquista la consistenza definitiva.

Ossido riduzione

Un metallo si dice ossidato quando si combina con l'ossigeno per formare un ossido, e l'ossido si riduce quando perde l'ossigeno per riformare il metallo. Questo processo si complica quando si crea uno "stato di ossidazione". Durante la fusione della miscela selezionata per la fabbricazione del vetro, si determina il tono e il colore stesso dell'oggetto vitreo.

 
Infatti i vetrai nell'antichità utilizzarono il processo di ossidazione o di riduzione, attraverso il controllo dell'immissione di ossigeno nelle fornaci, per ottenere le varie colorazioni dei vetri.

La conoscenza della composizione delle fritte e della atmosfera nelle fornaci era un'acquisizione ottenuta dalla pratica empirica e dalla abilità, metodi dati dal risultato di lunghi anni di apprendimento, custoditi gelosamente dai maestri vetrai.
Consideriamo come esempio la produzione dei vetri medievali fabbricati con ceneri di vegetali di foresta, che contengono sia ferro che manganese. Quando durante la fusione si otteneva uno stato di riduzione, attraverso il controllo della atmosfera all'interno della fornace, il ferro conferiva un colore blu al vetro, mentre il manganese si manteneva incolore. Quando invece si creavano le condizioni di piena ossidazione il ferro produceva una colorazione tendente al marrone e il manganese al porpora, cosicché il vetro aveva una colorazione marrone-viola. Nelle condizioni intermedie a questi due stati si poteva ottenere una gamma di colori intermedi come il verde, il giallo, il rosa, incluso un vetro incolore quando il viola del manganese è giustamente compensato dal giallo del ferro.

I forni

Diverse erano le fornaci a seconda delle funzioni svolte; nelle officine vetrarie infatti vi erano forni per fritta, forni fusori e forni per ricottura. Il processo di fusione perciò avveniva in un forno adatto ad accogliere i crogioli contententi la fritta che veniva lasciata a fondere per tempi molto lunghi - anche per più giorni - nei quali si purificava la fritta dei sali insolubili che si formavano sulla superficie della massa vitrea fusa.
Il forno da ricottura, in cui si tempravano gli oggetti finiti, si affiancava o era collegato a quello di fusione, per sfruttarne il calore.